lunedì 17 febbraio 2014

Renzi e il vino

ANSA
Secondo WineNews, grande testata dedicata alle notizie più fresche sul mondo del vino, i vini preferiti da Renzi sarebbero: Tignanello (Antinori), Mormoreto (Frescobaldi), Sagrantino di Montefalco 25 anni (Caprai). Se così fosse, mi sembra un percorso meno spericolato di quello che sta intraprendendo politicamente. Speriamo che lontano dalle sirene toscane, possa approfondire un po' il tema perché mutatis mutandis mi sembra suggerire che Aldo Moro, Scalfaro, Berlinguer sono stati dei grandi politici...sì, ma NeoPresDelCons facci bere altro con la tua ambiziosa spavalderia.

domenica 16 febbraio 2014

Il vino unisce Putin al team US delle olimpiadi invernali di Sochi

CREDIT: REUTERS/MIKHAIL KLIMENTYEV/RIA NOVOSTI/KREMLIN
Il 14 febbraio, forse con intenzioni di un San Valentino geopolitico, Putin ha visitato il team statunitense in occasione delle Olimpiadi di Sochi. Sappiamo che Obama non ha voluto presenziare i giochi, per protesta contro la compressione dei diritti umanitari in Russia, soprattutto delle minoranze gay, ma il gesto di Putin ha creato un certo disgelo, almeno tra gli atleti americani, grazie anche a un bicchiere di vino bevuto in compagnia, di cui non si conosce  ancora l'origine.

sabato 15 febbraio 2014

La discesa dei consumi e il suo fatturato

In Italia il consumo di vino è in costante discesa da più di 40 anni. Da 114 litri pro capite nel 1970 (un'esagerazione) si è scesi agli attuali 40 litri/anno. Dobbiamo plaudire questa discesa dal punto di vista degli abusi e delle malattie correlate all'alcolismo, ma da un punto di vista psicologico ed economico, un grande paese produttore come l'Italia continua a chiedersi quando si arresterà questo declino. L'obiettivo primario è difendere un prodotto italiano leader in molti mercati internazionali.
Molte sono le interpretazioni e le risposte, ma concordo con il recente articolo di Fabio Piccoli e uno meno recente di Pasquale di Lena che sostanzialmente affermano le stesse cose: bisogna riscoprire le occasioni di consumo e la quotidianità del vino. A tal proposito suggerisco questo breve vademecum di incentivazione del consumo sano del vino:

  • puntare maggiormente sull'informazione (il vino è un prodotto particolarmente sano rispetto ad altri alcolici e superalcolici industriali)
  • puntare sui giovani (troppo affascinati dal basso costo di birre nocive) e spesso ignari del potere globale del patrimonio enologico italiano.
  • su nuove occasioni di consumo (riscoprire soprattutto la quotidianità e la salubrità di un bicchiere di vino anche a pasto, puntare maggiormente alla diffusione negli eventi collettivi dove è possibile ammortizzare meglio il prezzo delle bottiglie)
  • investire su dispositivi di conservazione delle bottiglie aperte a basso costo come Coravin, purtroppo ancora con una distribuzione limitata e a un prezzo proibitivo (per incentivare il consumo quotidiano anche di bottiglie importanti).
  • per i produttori: lavorare indefessamente a un ottimo rapporto prezzo/qualità.
Qui un ottimo intervento di approfondimento Michele Ugolini, tenuto il 18 luglio 2013 presso la Fondazione CUOA.


L'information overload digitale fa male al vino? Forse Cotarella e Martelli non intendevano questo.

Si fa un gran parlare dell'ultimo editoriale di Cotarella e Martelli su l'Enologo che con il rilancio della rivista stessa, colgono l'occasione per scagliarsi contro l'information overload digitale del vino. A prima vista sembra un assedio nella torre d'avorio degli enologi, ma basta andare più a fondo nella lettura dell'articolo per capire che l'auspicio è nobile e forse molto più affine a diversi siti che fanno informazione di qualità: di fronte ad autostrade di informazioni, a piogge di tendenze, al moltiplicarsi dei trendsetter del vino, servono contenuti professionali e scientifici, confronti pacati ed allargati, altrimenti si finisce tutti in un cieco empirismo, peraltro necessario, ma sicuramente non sufficiente, soprattutto per chi vuole diffondere e "coltivare" una cultura del vino.

Per il resto non scomodiamo le categorie vetuste di apocalittici e integrati perché altrimenti rischiamo di finire tutti nella torre d'avorio a fare stupida teoria dei media digitali, quando il mondo digitale della comunicazione del vino viaggia a velocità supersonica.



Alcuni scandali famosi del vino

Mentre è di ieri la notizia del sequestro di 445 ettolitri di vino sfuso nella zona del Brunello, vi segnalo il post di Intravino sulla Top Ten degli scandali del vino

Qui un video risalente al 1986 del tg veneto sulla notizia del vino al metanolo.

martedì 11 febbraio 2014

Il valore del made in Italy agroalimentare e il suo prezzo

Sono solo parzialmente d'accordo con l'editoriale del grande Alberto Lupini su Italia a Tavola che sostiene la tesi di un prezzo "importante" dei prodotti agroalimentari italiani. E' vero, leggendo tra le righe, Lupini specifica che non è tollerabile il sottocosto del Made in Italy agroalimentare - e su questo sono d'accordo, ma credo che insistendo troppo sul "giusto prezzo", si perda di vista il valore che, per essere tale, deve valere (anche) indipendentemente dalle logiche di mercato, soprattutto in un paese produttore come è l'Italia. Tale obiettivo lo si raggiunge lavorando scientificamente sulle politiche dei costi e sul monitoraggio continuo dei margini, per raggiungere quella che secondo me è la vera logica di mercato per la sopravvivenza e il successo dei prodotti made in Italy: un equilibrato rapporto tra prezzo e qualità. Per realizzare queste politiche di prezzo è quindi necessaria una stretta sinergia tra i ruoli degli acquisti, quelli amministrativi e infine quello di marketing per una valorizzazione sana del prodotto da parte del/dei nostri target ideali. Solo a questo punto saremo sicuri dell'esistenza di un consumatore per i nostri prodotti.

Sappiamo che la straordinaria esperienza agroalimentare italiana che stiamo vivendo da decenni, ha portato l'Italia a insuperati primati mondiali. Tale successo è frutto di fortunati fattori ambientali (una biodiversità agronomica e territoriale ricchissima) e fattori culturali (un patrimonio storico culinario enorme, un mercato di consumatori consapevoli ed esperti). A mio avviso, questo contesto virtuoso ha concorso a creare un valore aggiunto ai nostri prodotti che non possono essere considerati semplici eccellenze da tutelare e da preservare, ma beni alimentari ad alto contenuto etico-gastronomico con un alto valore evangelizzante.

Mi si passi il termine, ma i prodotti sani dell'enogastronomia italiana, bollati o meno da disciplinari, devono fare del bene non solo ai consumatori, ma anche ai metodi e all'ambiente di produzione, quasi un faro per tutte le produzioni alimentari. Rispettando e sostenendo gli adeguati organi di controllo istituzionale, non bisogna credere in un prodotto semplicemente perché costa tanto o perché ha un bollino, ma perché ne conosciamo la storia, i produttori e soprattutto il gusto e il bene che ci fa. Oltre a sostenere la nostra cultura agroalimentare quindi, bisogna superare la logica dei credence goods applicata ai beni alimentari e passare a quella totalizzante degli experience goods perché il bello dei prodotti alimentari è che presuppongono un consumo totale, fino all'assimilazione del prodotto stesso.

Per un equilibrato approfondimento consiglio il testo curato da Fabrizio De Filippis, L'agroalimentare italiano nel commercio mondiale. Specializzazione, competitività e dinamiche.

lunedì 10 febbraio 2014

Un social network contro gli sprechi di cibo

Si chiama I food Share ed è il social network contro lo spreco del cibo. Avete cibo (o vino) in eccedenza? Detestate gli sprechi e cercate cibo in eccedenza vicino a voi? I food Share è l'esperienza social che vi mancava. Vissuta poi da belle persone.



domenica 9 febbraio 2014

L'abbinamento vino-serie tv

Antoine Gerbelle su La Revue du Vin de France ci consiglia quali vini francesi bere durante la visione delle serie tv Borgen, Breaking Bad, Game of Thrones, Homeland, House of Cards, Kamelot, Mad Men, Mafiosa. Un grande post e una sfida. Lo riscriviamo con vini italiani?



Ad esempio, per le serie che frequento, proporrei:
Breking Bad: serve un vino eretico, ma sano come il Renosu bianco, delle Tenute Dettori, senza annata, senza disciplinare, ma quasi ricostituente per tutte quelle robacce che si prendono Jesse & friends.
Mad Men: sebbene non verrà apprezzato da Don Draper & Co. (perché poi sarà diluito in litri di superalcolici) qui non si può sbagliare. Andiamo su uno spumante top, Il Giulio Ferrari , Riserva del Fondatore, la sapidità ideale da accomapagnare alle ostriche  (che poi magari Roger vomiterà). Qui la divina verticale di degustazione di Doctor Wine).
House of Cards: altro terreno minato. Sia a Claire, sia a Francis serve un vino diplomatico...che basta l'etichetta, alla Sassicaia od Ornellaia Bolgheri DOC Superiore.
Homeland: suggestionato anche dal nome, oltre che dal suo fascino, penso all'Amarone della Valpolicella Monte dei Ragni, un vino caldo, ma intelligente, che Carrie e Brody possono consumare clandestinamente in baita, ma che se scoperti, può convincere tutti. Qui la magistrale intervista a Zeno Zignoli della Cantina Monte dei Ragni.

E voi cosa abbinereste alle vostre serie tv?

mercoledì 5 febbraio 2014

Incroci internazionali - Il malbech in Puglia

Se il Primitivo pugliese diventa Zinfandel in California, perché non coltivare il Malbech in Puglia? Ce lo insegna Morella, ce lo segnala Doctorwine. Potete trovare una scheda di approfondimento sul Malbech qui (grazie a Vinook)

martedì 4 febbraio 2014